La recente sentenza della Cassazione civile, sez. lav., n. 8136 del 27 marzo 2025 , ha ribadito un principio fondamentale in materia di pubblico impiego privatizzato: il dipendente non può vantare un diritto quesito a continuare a percepire, o a trattenere se già corrisposto, un trattamento economico privo di fondamento nel contratto collettivo. Questo principio si applica anche laddove tale trattamento risulti di miglior favore per il lavoratore.
Nel pubblico impiego privatizzato, gli aspetti retributivi sono integralmente demandati alla contrattazione collettiva. Di conseguenza, a differenza di quanto avviene nel settore privato, non rileva il fatto che il datore pubblico abbia consapevolmente e volontariamente corrisposto somme non dovute. Questo significa che, anche in presenza di un comportamento che potrebbe sembrare concludente da parte dell’amministrazione, non si consolida un diritto del dipendente a mantenere tali somme.
Un elemento centrale della sentenza è l’irrilevanza del mero affidamento del dipendente. In altre parole, il fatto che il lavoratore abbia fatto affidamento sulla continuità del trattamento economico percepito non è sufficiente a generare un diritto alla retribuzione, se questa non trova fondamento nella normativa del contratto collettivo applicabile.
La pronuncia della Corte è stata emessa in relazione al caso di una dipendente di un’autorità di bacino, che era stata obbligata a restituire le retribuzioni percepite per un lungo periodo di assenza dovuta a una grave patologia oncologica. La Corte ha confermato l’obbligo di restituzione, evidenziando che in tali situazioni non opera alcuna tutela legata all’affidamento del lavoratore rispetto alla somma percepita.
Questa sentenza assume rilevanza cruciale per il pubblico impiego privatizzato, delineando chiaramente i limiti dei diritti economici dei dipendenti e sottolineando il primato della contrattazione collettiva. I datori di lavoro pubblici devono prestare particolare attenzione alla correttezza dei trattamenti economici erogati, mentre i dipendenti devono essere consapevoli che il mero fatto di aver percepito una retribuzione non conforme al contratto collettivo non è sufficiente a consolidarne il diritto.
La pronuncia rappresenta una conferma della linea rigorosa adottata dalla giurisprudenza in materia di indebiti retributivi nel pubblico impiego.
