Il Tribunale di Mantova, con la sentenza n. 77 del 5 marzo 2025, ha riaffermato il diritto dei lavoratori con disabilità di accedere allo smart working, riconoscendolo come una misura essenziale per proteggere la salute e garantire pari opportunità nel mondo del lavoro.
La vicenda giudiziaria ha avuto origine dalla richiesta di un lavoratore disabile di poter svolgere le proprie mansioni in modalità smart working per almeno tre giorni alla settimana, una soluzione indispensabile per tutelare la sua salute, come dimostrato dalla documentazione medica fornita. Nonostante la chiarezza delle esigenze del dipendente, il datore di lavoro aveva inizialmente rigettato la proposta, giustificando il diniego con presunte necessità organizzative e contestando l’applicabilità del principio di “accomodamento ragionevole”. A suo avviso, le attività assegnate al dipendente non sarebbero state compatibili con il lavoro da remoto.
Il Tribunale di Mantova ha esaminato nel dettaglio la questione, valutando attentamente sia la documentazione medica presentata dal lavoratore sia le motivazioni avanzate dal datore di lavoro. Dopo un’analisi approfondita delle prove, il giudice ha riconosciuto che il diritto del dipendente a lavorare in modalità smart working era pienamente legittimo e necessario per salvaguardare la sua salute, garantendo al contempo un ambiente lavorativo equo e privo di discriminazioni. Con la sentenza, il tribunale ha dunque ordinato al datore di lavoro di consentire al dipendente di svolgere le proprie mansioni da remoto per almeno tre giorni a settimana.
L’Importanza dell’Accomodamento Ragionevole
Il principio di accomodamento ragionevole, previsto dalla normativa nazionale e internazionale, rappresenta uno strumento cruciale per eliminare le barriere che ostacolano l’accesso al lavoro per le persone con disabilità. Questo principio richiede che il datore di lavoro adotti misure adeguate e proporzionate alle necessità del lavoratore, salvo che tali interventi comportino un onere eccessivo per l’organizzazione.
In questa circostanza, il Tribunale ha evidenziato che il lavoro agile non rappresentava un ostacolo rilevante all’efficienza aziendale, bensì una scelta bilanciata che permetteva di tutelare il diritto del lavoratore disabile a essere pienamente incluso nella vita professionale.
La sentenza del Tribunale di Mantova si colloca in un contesto giuridico sempre più attento alla protezione dei diritti dei lavoratori fragili. Costituisce un importante punto di riferimento, sottolineando che lo smart working per le persone con disabilità non è semplicemente un beneficio concesso, ma una misura fondamentale di equità sociale e di valorizzazione della dignità personale.

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